Polverigi e la sua Storia

Polverigi e la sua Storia

Ultima modifica 23 febbraio 2024

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Turismo

Il piccolo paese di Polverigi sorge su uno sperone incuneato in una valle ad est del fiume Esino: dista circa 22 km da Ancona, 16 km da Jesi, 12 km da Osimo. La popolazione, compresa quella delle frazioni, raggiunge circa 4.500 abitanti. Polverigi si sviluppa intorno all'antico castello, che nel corso degli anni, è stato privato di quanto testimoniava la sua natura militare (torri, merlature, feritoie, ecc.), ed adibito ad abitazioni private. Solo la porta d'ingresso, con l'arco a tutto sesto, è rimasta intatta, pur se privata, inevitabilmente, del ponte levatoio e della saracinesca. In epoca preistorica, come affermano gli archeologi, il territorio di Polverigi era disabitato, ricoperto solo di bosca­glie e selve.
I primi insediamenti risalgono al Medioevo: non a caso il paese nasce, come accennato poc'anzi, intorno all'antico castello, così come la notizia storica più remota riguarda l'esistenza di una pieve di S. Damiano su una collina poco distante dall'attuale paese.

Dal Medioevo ai nostri giorni

Il primo testo ritrovato riguardante Polverigi risale al 1000 -1050 e contiene la citazione di un latifondo della Chiesa Ravennate, all’interno del quale si trovava la pieve di San Damiano, dalla quale dipendevano le varie cappelle rurali sparse nel territorio.
Dopo l’anno 1000 inizia un processo sempre più accelerato di popolamento del territorio, che porta alla messa a coltura delle terre incolte e boscose e alla diffusione dell’insediamento antropico. Ha così inizio il cosiddetto fenomeno dell’incastellamento, cioè della costruzione di borghi protetti da mura o palizzate, menzionati con il nome di Castrum, con funzioni di difesa e di governo del territorio. Anche la nascita del Castello di Polverigi va inquadrata in questo contesto ed avvenne probabilmente nella seconda metà del sec. XII.

Il Castello e la Pace di Polverigi

La prima notizia certa dell’esistenza del castello risale al 1198, testimoniata da un documento in cui si prevede che Polverigi possa entrare a far parte del trattato di confederazione tra Ancona, Osimo ed altri comuni del Piceno. A quella data quindi il castello faceva già parte del contado di Ancona ed era sotto il suo dominio.
E doveva essere anche ben strutturato, se il 18 gennaio del 1202 “Apud castrum Pulverisie” veniva stipulato un trattato di pace - La Pace di Polverigi - che coinvolse ben ventisette comuni marchigiani, da Pesaro a Fermo, con lo scopo di porre termine alle lotte territoriali fra i comuni maggiori, soprattutto di Ancona e dei suoi alleati contro Osimo e Fermo.
Per la stipula del trattato venne scelto Polverigi per la sua posizione strategica lungo un’importante via di collegamento, baricentrica tra Ancona, Osimo e Jesi, ma anche per il suo particolare status giuridico, in parte sotto Ancona, che di quella pace era stata la principale protagonista, e in parte sotto la Chiesa. Nel 1214, a conferma dell’importanza del percorso viario che lo attraversava, faceva sosta a Polverigi anche il marchese Aldobrandino d’Este, cui era affidato in quegli anni il governo della Marca. Nel 1253 Innocenzo IV cedeva al vescovo di Ancona i diritti patrimoniali che ancora aveva sul castello. In realtà il dominio del castello spettava ormai ad Ancona, mentre alla comunità locale e ai suoi organismi istituzionali era delegato il solo governo degli affari economici.
Alla fine del ‘200 il castello di Polverigi aveva ormai raggiunto la dimensione e la forma che caratterizzano tuttora il vecchio nucleo storico. Era di forma ovale, circondato da mura merlate e dotato di camminamento di ronda e di torre d’avvistamento. La sua porta aveva il ponte levatoio ed all’interno c’erano delle modeste abitazioni, con le botteghe al piano terra e le camere al primo piano. Nei sotterranei di quasi tutte le abitazioni sono conservate ancor oggi delle grotte scavate nel tufo, ben mantenute ed ancora solide, realizzate quasi sempre durante la costruzione dell’edificio ed utilizzate in tempo di pace come magazzini per grano, vino e olio, mentre durante gli assedi servivano da riserva per cibi ed acqua e come via di fuga.

Il paese tra Guelfi e Ghibellini

Nel XIV secolo, il castello di Polverigi fu più volte soggetto ad aggressioni durante le guerre tra Guelfi e Ghibellini, come ad esempio nel 1323, quando fu saccheggiato dai ghibellini capeggiati da Lippaccio. Particolarmente critica fu la situazione in cui venne a trovarsi verso la fine del ‘300, a causa dell’imperversare nel territorio delle milizie mercenarie: fra il 1389 e il 1390 gli abitanti furono costretti a demolire gli edifici del convento di S. Agostino per poter utilizzarne il materiale per riparare parte delle mura in grave stato di rovina.
Nel maggio del 1392 il castello subì ingenti danni da parte delle milizie di Broglio di Tridino, che dopo essere state licenziate da Giangaleazzo Visconti, avevano infestato la Toscana, l’Umbria e le Marche, mentre nel 1394 ci fu uno scontro tra le milizie anconetane e quelle del capitano Milano d’Asti.
Gli effetti di questo continuo stato di guerra, di insicurezza e di penuria alimentare si fecero sentire duramente, causando lo spopolamento parziale del castello. Nel corso del 1400 ripresen tutta Italia un processo di incremento demografico, pertanto il castello fu ampliato e dotato di una porta fortificata con soprastante palazzo pubblico, oggi residenza municipale. In una sua ala fu costruita una piccola chiesa dedicata al SS. Crocifisso, la cui esistenza nella seconda parte del 1400 è testimoniata dall’affresco della Crocifissione recentemente recuperato.

Verso l’autonomia amministrativa

Agli inizi del XVI sec. il potere della Chiesa cominciò ad organizzarsi e rafforzarsi, per creare un ordinamento statuale maggiormente accentrato, dando inizio ad un lungo periodo di stabilità e di pace interna, in cui il ruolo del castello perse di importanza. Un’ultima fase di violenza si ebbe nel 1517, quando il castello fu occupato dalle milizie di Francesco Maria I della Rovere, Duca di Urbino, le quali il 15 marzo sventarono il tentativo di conquistare Agugliano e Polverigi da parte delle truppe pontificie. Con l’annessione della città di Ancona allo stato Pontificio, avvenuta nel 1532, per Polverigi ebbe inizio un lungo periodo di sottomissione e di lotta contro i soprusi della città dorica, a cui a lungo e invano avevano cercato di sottrarsi.
Sotto il controllo di Ancona, gran parte del territorio agricolo di Polverigi cadde nelle mani di proprietari della città, che lo lasciarono spesso in abbandono o lo destinarono al pascolo. Lo sfruttamento dei territori agricoli continuò per tutto il ‘600, dando per di più luogo, verso la metà del secolo, ad un’intromissione nella vita sociale e politica dei castelli.
Alla fine del XVIII secolo, anche nell’anconetano irrompe sulla scena il ciclone napoleonico, che con metodi decisi smantella il potere temporale della Chiesa e favorisce la costituzione degli organismi democratici della Repubblica Cispadana. All’arrivo dei francesi nel 1797 e con la nomina del sindaco Emanuele Nappi, a Polverigi viene concessa una prima forma di autogoverno, ribadita nel 1808 con l’autonomia amministrativa definitiva e l’elezione del sindaco Lattanzio Giamagli. L’amministrazione contribuì all’istituzione dei catasti e dei censimenti, archivi documentali che ci consentono oggi di ricostruire gran parte della storia di Polverigi di quegli anni. Altro momento turbolento fu quello della Repubblica Romana del 1849, quando venne arrestato il farmacista del paese, con l’accusa di aver tentato di avvelenare l’intera guarnigione austriaca di Ancona alterando una fornitura di farina. In questi anni la famiglia Nappi acquista il Convento di Sant’Agostino, soppresso durante il periodo napoleonico, lo fa demolire e sostituire da una Villa di soggiorno estivo dotata di parco, oggi di proprietà comunale (Villa Nappi).

L’Unità d‘Italia e lo sviluppo del paese

Dopo l’Unità d‘Italia ha inizio un lento sviluppo sociale ed economico, che vede anche la realizzazione delle prime istituzioni civili e sociali. Tra il 1867 ed il 1870 si provvede infatti a spostare ed ingrandire il cimitero del paese, tra 1885 ed il 1890 viene realizzato il primo acquedotto per portare l’acqua in piazza. Nel 1904, a seguito di piogge battenti, crollarono le mura di cortina soprastanti la piazza, che sarebbero state ricostruite solo una decina d’anni più tardi. In quel periodo la nomina a Parroco di Mons. Ragnini diede uno scossone all’asfittica vita politica locale e Polverigi si sviluppò molto dal punto di vista sociale, con la nascita dei partiti e dei sindacati e con la fondazione di numerose istituzioni, quali la Cassa Rurale, la Cooperativa agricola, l’Ospedale, la banda Musicale, il Teatro, l’Asilo Infantile, l’Azienda Elettrica Comunale ed altre ancora, molte delle quali ancora oggi attive.

Dalla prima guerra mondiale ad oggi

Alla prima guerra mondiale, Polverigi pagò il tributo di 56 dei suoi figli, ma ancora più grande lo pagò nell’ultima drammatico conflitto quando, oltre alla sorte toccata ai combattenti nei lunghi anni di guerra, il paese venne a trovarsi direttamente sulla linea del fronte e fu coinvolto per giorni nei bombardamenti tra le opposte artiglierie e fu teatro di vere e proprie battaglie. Questi territori divennero infatti il baricentro della cosiddetta Battaglia di Ancona, combattuta anche fra queste colline tra il 17 e il 18 luglio 1944, che investì l’abitato di Rustico e che portò alla liberazione di Polverigi dall’occupazione nazifascista, pagandola però con la vita di 25 vittime civili.
Nei primi anni del dopoguerra il comune continuò nella sua vocazione agricola, fu poco toccato dal miracolo economico e fino al 1973 vide diminuire progressivamente la sua popolazione a causa dell’emigrazione per mancanza di lavoro. Negli anni successivi però, l’attivismo degli amministratori comunali e l’operosità dei cittadini favorirono l’insediamento delle prime industrie, l’aumento demografico e lo sviluppo dell’abitato che oggi conta quasi 5000 abitanti. Polverigi è riuscito quindi ad espandere la sua fama ben oltre i propri confini, grazie alla ricchezza culturale, sociale, storica, gastronomica e sportiva, testimoniata dalle tante iniziative messe in campo dalle molteplici Associazioni di volontariato presenti nel suo territorio.

 

 


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